giovedì 27 settembre 2012

LE FUNAMBOLE DELLE VARIABILI INDIPENDENTI dedicato a Michela B.

Oggi messaggiavo con la mia amica MammaMichela, e la conversazione, nell'arco di 2 giornate è stata più o meno questa:

L: stasera torno tardi dal lavoro. Pensavo di andare al cinema per evitare di arrivare a casa proprio nel momento di nanna gnomi. Vieni?
M: no, stasera mio marito arriva tardi...
L: Vabbè fa niente se cambi idea chiama
M: ok
L: ho finito troppo tardi! non vado. Venerdì?
M: no, venerdì no, non c'è il marito, sono sola con gli gnomi
L: ok. domani?
M: vediamo

L'indomani..
M: stasera va bene. Appena arriva il marito scappo, ci ved ore 21.10 davanti al cinema
L: ok. a dopo
...
L: ti do buca. Ho il raffreddore e sto a casa
M: ma siamo le funambole delle variabili indipendenti!

Da questo breve stralcio si evincono almeno 2 elementi importanti: il primo è la mancanza totale di giustificazioni. Le due mamme comunicano telegraficamente senza sentirsi in obbligo di dover dare spiegazioni per i cambiamenti di programma, nessun obbligo, nessun senso di colpa. Secondo: la pratica richiede ovviamente un certo allenamento in quanto implica un istinto primordiale della donna che è quello di programmare, istinto che viene sopraffatto e ridimensionato dall'evento "maternità". L'allenamento è duro e costante e si attua attraverso esperienze di programmazione che vengono sistematicamente frustrate. Facciamo alcuni esempi: la mamma programma una colazione con le amiche per le 9 am in città -> deve avvertire che arriverà in ritardo perché la bimba ha fatto la cacca esattamente mentre stava tentando di uscire di casa carica di borsa-passeggino-chiavi; programma un pomeriggio al parco -> deve disdire perché il bimbo torna dall'asilo con 2 linee di febbre;  le telefona l'amica che non sentiva da tempo -> dopo 3 secondi i bimbi si prendono a botte, quindi le dice di richiamare dopo 5 minuti, e mentre risponde, il bimbo inciampa e cade. Potrei continuare all'infinito. Per sopravvivere, le mamme rinunciano a programmare, si evitano inutili sprechi di energia e continua frustrazione delle aspettative così che tutto quello che arriva è solo di guadagnato! 

lunedì 24 settembre 2012

LATTE ARTIFICIALE O LATTE MATERNO? Ci risiamo...

Ecco, ci risiamo...chissà perché (domanda retorica ovviamente) in concomitanza con la settimana dell'allattamento materno, arrivano i soliti post o articoli sul tema "latte materno vs latte artificiale"(es. leggi qui, ma non è l'unico). Ora, è chiaro che sia da una parte che dall'altra ci sono delle buone ragioni per cui una donna allatta o meno...va bene, riassumiamole un secondo: LA DONNA ALLATTA perché ci crede, perché si sente appagata, perché lo trova sano, perché lo trova comodo, perché è stata sostenuta da persone che l'hanno correttamente informata e accompagnata verso la scelta giusta per lei, LA DONNA NON ALLATTA quando subisce un distacco troppo precoce o prolungato (es. cesareo o ricovero in terapia neonatale) dal suo bambino, che, senza un adeguato accompagnamento, può ostacolare la montata lattea, perché lo trova scomodo e stancante, perché non è valorizzata e sostenuta dalle persone più vicine, perché teme di "rovinare" il seno. Li ho sintetizzati tutti? Volete aggiungere qualcosa? Fate pure, nei commenti. I punti fondamentali su cui si è tutti d'accordo? Eccoli: la donna deve essere il più serena possibile e sentirsi a suo agio in quanto è chiaro ormai che questo si ripercuote sulla relazione madre - bambino. In secondo luogo: la donna è bombardata da informazioni contraddittorie che la rendono insicura e indecisa, informazioni che fanno leva sulla sua fragilità, in un senso o nell'altro, facendole sperimentare a volte, senso di colpa e senso di inadeguatezza. 
Io credo che non sia tanto il contenuto il punto su cui focalizzare la discussione: nessuna consulente per l'allattamento con un po' di buon senso forzerebbe una donna ad allattare se non se la sente, o se intuisce che questo potrà ripercuotersi sulla gestione e la cura del bambino, è ovvio che i bimbi allattati artificialmente riceveranno lo stesso amore di tutti gli altri ed è altrettanto ovvio che il latte materno, in quanto specie-specifico, non può che essere in assoluto l'alimento più adatto. Il punto su cui portare la riflessione, affinché sia produttiva, dovrebbe focalizzarsi sul meccanismo in cui, come al solito, le donne che partoriscono si ritrovano intrappolate ovvero che si trovano a dover fare da campo di battaglia su cui si scontrano dinamiche commerciali, politiche, sociali e mediche, campo su cui ognuno cerca di portare avanti un proprio tornaconto (la ditta che produce il latte, il medico che ha bisogno di mantenere il suo ruolo di esperto, la puericultrice che porta avanti la sua teoria indipendentemente da chi ha davanti perché coi suoi figli ha fatto così e chi più ne ha più ne metta!). Sono convinta che la donna sa qual'è la decisione giusta per il suo bambino e sarà quella che prenderà quando si sentirà libera da condizionamenti e, in mezzo a tutto questo rumore, riuscirà ad ascoltare il suo buon senso, buon senso che tutte le riviste dedicate alle mamme e tutti gli esperti in circolazione sembrano volere annientare anziché sostenere! 


venerdì 21 settembre 2012

LA PAURA SI ALIMENTA DI DISINFORMAZIONE

Ieri sera ho vissuto una piacevolissima esperienza: la visione del documentario "Freedom for birth" (http://www.freedomforbirth.com/) nella nuova casa materntà a Porporano (Pr) in fase di avvio grazie all'iniziativa, la creatività e l'amore per la propria professione delle ostetriche di Gaia Le Ostetriche (https://www.facebook.com/pages/Gaia-le-ostetriche/143499155698707) nelle persone di Maria Grazia Billone e Sara Dazieri. Si respirava un'atmosfera di ospitalità e familiarità, sembrava davvero di essere a casa. Certo, la situazione era fortemente connotata: tutte donne che condividono la cultura della buona nascita. Oggi, il diritto di partorire come e dove si vuole è sancito dalla Corte Europea dei diritti Umani. Com'è successo? È successo perché una giovane donna ha portato la questione in questi termini: è una violazione della mia libertà che mi si obblighi a partorire dove e come decidono altri. Non è molto diverso da ciò che accade alle partorienti in Italia, tutti i giorni. Certo, non siamo in Ungheria, non ci mandano in galera, ma che esista anche qui da noi una cultura medica che, sottilmente (ma anche no), sposti l'argomento "parto" nel contenitore con l'etichetta "malattia e PAURA" anziché "fisiologia e natura" è ormai assodato. Questo concetto di PAURA, come di afferma nel video, costringe le donne a scelte obbligate mascherate da libertà di scelta, infatti si afferma: quale donna non opterebbe per un qualsiasi intervento medico se si dice che suo figlio potrebbe, ripeto POTREBBE, andare in sofferenza se si prolunga un travaglio? Ma quante sanno che spesso un travaglio si prolunga quando la donna non sente di essere in un posto sicuro, quando si sente guardata, violata, non rispettata? 
Ne abbiamo ancora di strada...

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mercoledì 19 settembre 2012

DOVE SONO I PAPÀ?

Questo è un blog al femminile, è evidente. Lo si capisce perché come vedete prevale il rosa che NON È affatto il mio colore preferito. Se devo dirla tutta ODIO il rosa, al contrario di mia figlia che, per qualche arcano motivo, lo considera il massimo dell'espressione del suo essere FEMMINA. Insomma, è una questione di identità. È probabile che se le preparassi dell'insalata rosa la mangerebbe "perché è da femmina".
Ma su questo argomento rischio di dilungarmi a dismisura, quindi torno al tema che è scritto nel titolo: I PAPÀ.
Una delle osservazioni che mi si fanno è che non parlo mai dei papà, eppure, li considero così presenti nella vita delle donne-mamme, che decido di parlarne poco. È evidente che sono una presenza preziosa, anzi, preziosissima SE (perché non è sempre così, no?) abbiamo la fortuna di aver accanto una persona che amiamo, con la quale creiamo un equilibrio, con cui si crea un rapporto di rispetto e fiducia reciproca...bla bla bla...il punto è un altro: le donne, il loro corpo, il loro sviluppo, il loro ciclo, il loro portare e partorire la vita, la loro crescita...è un universo TOTALMENTE femminile, che spesso non condividiamo e purtroppo, spesso, non conosciamo. È un qualcosa di che va al di là di me, di Giovanna, di Paola, di Matilde...è qualcosa che esiste da secoli e custodisce il mistero della vita. 

Il contesto socio-culturale a cui apparteniamo ci propone invece continuamente strumenti che ci portano a confondere, annullare, nascondere, trasformare, esporre il nostro "femminile": si passa dall'esibizione sfacciata di un corpo finto e idealizzato, e poi ci ritroviamo ad assumere pillole anticoncezionali che ci garantiscono che non ci faranno venire le mestruazioni (http://itrucchidelledonne.myblog.it/archive/2012/09/05/in-arrivo-pillola-no-stop-per-ciclo-quando-vuoi-tu.html) e a sottoporci a torture indicibili durante il parto! 
Ma attenzione, WARNING! Se appena iniziamo a pensare che nascere femmina porta con sé sofferenze siamo nel trip sbagliato: iniziamo a pensare che le mestruazioni sono solo un fastidio anziché un'importante purificazione del nostro corpo, e desideriamo solo liberarcene, oppure che  CI TOCCA soffrire per partorire ed abbiamo bisogno dell'analgesia. Un tremendo circolo vizioso, in cui certo l'uomo (marito o medico che sia)  si trova a ricoprire il ruolo di chi ci dà protezione, ma diciamo la verità...non dovremmo prima rivedere alcune cosine tra noi femmine?

lunedì 17 settembre 2012

IL VERO PRIMO GIORNO DI SCUOLA (dedicato a Barbara M.)

oh...il primo giorno di scuola elementare...quello vero eh? quello che si va con la cartella con dentro le matite colorate..quello che lo zaino è più grande del figlio...quello che lo zaino comprato al centro commerciale è uguale ad almeno altri 3 zaini nella stessa classe e tu sai già che porterà a casa quello sbagliato prima o poi...quello che ti vien la lacrimuccia e vorresti stare in classe con lui, ma subito ti accorgi che prima vai prima gli eviti di fare la figura del "petarotto" (da petaròt, tipico termine dialettale cremonese che sta ad indicare bimbo piccolo e mammone, tendenzialmente piagnucolone, ndr). La scena emblematica è rappresentata dalla crocchia di genitori che intasa  la porta di ingresso tentando di fotografare il bimbo col cellulare. L'immagine commovente è invece quella del figlio seduto dietro l'enorme banco che si guarda intorno e inizia a fare amicizia col vicino...gli farà vedere l'astuccio, gli dirà che ha due gatti, ma uno graffia...speriamo non gli dica anche le cose nostre tipo che lo bacio tutto prima di andare a letto e simili...E mentre tu sei ancora lì che lo cerchi con lo sguardo, lui si sente già grande e nemmeno ti si fila..Vabbè dai, mi racconto che sono una mamma contenta che mio figlio si senta a suo agio e sicuro di andar nel mondo...così aspetto il ritorno. Peccato che se ho lasciato a scuola un bambino di sei anni, ne ho riportato a casa uno di 12: allora? Come è andata? Mmmm...bene... E cosa avete fatto? Mmmm...niente...tante cose... E le maestre? Come si chiamano? Non mi ricordo...ok ok...respiro profondo...lo so, lo sto assillando e il mio eccessivo lo inibisce. L'enfasi che sente nelle mie domande e l'aspettativa nella risposta lo costringono a ridimensionarsi...DECOMPRESSIONE...RESPIRO... tanto poi mi racconterà no? Ok, riposati un po' ora, che oggi è stato un giorno importante. Ci facciamo un po' di coccole? E così inizia a raccontare...

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mercoledì 12 settembre 2012

Non è da molto che ho scoperto la tata inglese Joe Frost, la "super nanny": d'aspetto gradevole così da non ingelosire le mogliettine, leggermente sovrappeso così che la maggior parte delle donne si possano identificare, espressione simpatica e rassicurante, ma capace di dare ordini come un marine. L'occhiale finto, infine, ci lascia immaginare che abbia studiato per far quello che fa. Certo, le nostre Tate televisive sono un poco più genuine e un pochino meno brusche nei modi, anche se con il sorriso ti lanciano di quei fulmini che stenderebbero un elefante...Comunque anche io vorrei una Joe Frost a volte, magari quando torno stanca la sera e i bambini fanno i capricci: due dritte e tutto fila! Lei e le sue colleghe, del resto, hanno sempre le idee chiare su tutto: a quale età bisogna smettere d'allattare (vi ricordate il clamore di Tata Lucia e le sue teorie? no? Allora leggete qui: http://www.genitorichannel.it/In-famiglia/Vita-quotidiana/Tata-Lucia-sul-sonno-e-sull-allattamento-non-si-scherza.html), a quando e come i bimbi devono dormire da soli nel lettino, come si gioca coi figli e come trovare la motivazione e la fiducia in sé stessi. le strategie ormai le sappiamo: si manda la mamma dall'estetista, si blinda il papà in casa coi marmocchi e troviamo un sistema per evitare le interferenze della nonna. ciò crea almeno due conseguenze: 1. le famiglie si fidano e si affidano spinte dalla disperazione e dalla mancanza di sonno; 2. di fronte a tanta entusiastica adesione, gli esperti credono davvero di esserlo.
C'è un'estrema coerenza in questo meccanismo e infatti, non è una magia, FUNZIONA! L'esperto ha bisogno di qualcuno che creda in lui per sentirsi tale ed essere efficace.
Tuttavia, nel momento in cui l'esperto prende in mano la situazione spesso arriva a veicolare anche un messaggio indiretto di squalifica del ruolo genitoriale: lo stesso esperto che dall'alto della sua esperienza dice ai genitori con aria compassionevole ma comprensiva, che è sbagliato litigare e discutere davanti ai figli, in modo che alla mammina scenda sempre almeno una lacrimuccia che fa audience, lo troviamo nella sequenza successiva che intima ai genitori cosa non devono o devono fare davanti ai figli. A me pare una contraddizione che però è funzionale allo spettacolo: lo spettatore si sente partecipe, coinvolto, si identifica e si sente meno peggio dei poveri genitori in TV. E se il "gioco" fallisce? Beh, la colpa non sarà mai dell'esperto, perché se per definizione la relazione è così rigidamente complementare (uno sopra e uno sotto, up and down) stretta in un rapporto di dipendenza in cui uno fa credere di avere più potere, chi "sbaglia", sarà sempre la famiglia che non esegue in modo corretto le istruzioni. Raramente ci si interroga su come mai alcune persone accettano e altre no di ingaggiarsi in una relazione di questo tipo...Quando invece i genitori entrano nella stanza della terapia, chiedono quasi sempre "cosa dobbiamo fare?" e non ricevono la  risposta che desiderano (perché  non lo so e al massimo posso immaginare cosa potrei fare io nella loro situazione dato che ogni famiglia è un sistema a sé che possiede un modo peculiare e creativo di trovare delle soluzioni) avvertono una fastidiosa confusione. Tanto quanto può risultare sgradevole, tanto più è invece utile, perché costringe a pensare in modo nuovo alla situazione. E' qui che il terapeuta accompagna verso le nuove letture e le stimola, valorizzando la responsabilità dei genitori.

martedì 11 settembre 2012

Mi scuso con i blogger che non ho ancora linkato, ma è tutto in itinere...ora mi sto impegnando per renderlo chaptcha free...

lunedì 10 settembre 2012

ALLA SCUOLA PRIMARIA

"La ragione del viaggio è viaggiare"
                         F. De André


Mio figlio inizierà la scuola primaria mercoledì e oggi ho partecipato alla riunione con genitori e insegnanti della sua classe. Ci sarebbe molto da dire e magari ci sarà l'occasione, ma una cosa in particolare mi ha colpito ed è stato ciò che ha detto l'insegnante di italiano. Ha detto che la scuola è lenta in confronto a tutto ciò che ci circonda e che se pensiamo che la sua funzione sia quella di informare già si parte svantaggiati in partenza. Chiedeva quindi un cambio di premesse: la scuola è il luogo privilegiato della lentezza, il posto in cui il tempo che si impiega per fare le cose, esperirle, rielaborarle diventa la sua resilienza (questo lo dico io..), intesa come la  sua capacità inaspettata di rispondere ad una condizione, in questo caso sociale e culturale, in cui normalmente il fine diventa più importante del processo. Il corpo insegnante, incredibilmente stabile da anni, condivide quindi questa posizione: il processo diventa importante tanto quanto il fine, ossia, il modo in cui si arriva ad apprendere è importante tanto quanto il contenuto in sé e valorizza le idee e la creatività del bambino.
beh...è stata una piacevole sorpresa...che ne pensate?

sabato 8 settembre 2012

A PROPOSITO DI UN PARTO MEDICALIZZATO

  • "Bene signora, brava! Adesso le scolliamo un po' le membrane così vede che fa più veloce!"
  • "Signora adesso la saluto perché è il turno della mia collega e stia tranquilla che è in buone mani...Eccomi signora, cammini un po' và...si metta sdraiata che controlliamo. Sì, lo so che fa male, ma stia tranquilla.."
  • "Sicura che non vuole l'epidurale?"
  • "No signora! Non si giri! Stia sdraiata per favore!"
  • TOC TOC...AVANTI!
  • "Come procede qui?"
  • "Sì dottore tutto bene..."
  • "Un po' di ossitocina che velocizziamo un po', oggi c'è pieno di partorienti...sarà la Luna?"
  • "No signora, non deve spingere adesso! Aspetti che la mettiamo sul lettino!"
  • Il marito: "Ma non potete fare qualcosa??? Non vedete che soffre?"
  • "Non si preoccupi che lo facciamo uscire alla svelta questo bambino! Vai a chiamare il dottore che è calato il battito!"
  • "Forza signora, spinga quando glielo dico io che intanto le salgo sulla pancia"
  • "L'aiuto io signora..."
  • "Eccolo! Dai! Tagliate, misurate e lavate! E qui? Chi cuce? Bisogna pulire tutto 'sto sangue che ce ne sono altre 2 prima di finire il turno..."
  • "Speriamo che facciano prima di questa..."
  • ...

venerdì 7 settembre 2012

A PROPOSITO DEL PARTO FISIOLOGICO...


Quanto dura una contrazione? Non ha importanza, concentrati sulla pausa tra una contrazione e l'altra. Quanto dura il travaglio? Il tempo che serve al tuo bimbo per incanalarsi correttamente. Quanto durerà il dolore? Sarai in trance, ti sembrerà tutto un sogno... Quanto dura la fase espulsiva? Sarai così travolta dagli eventi che sentirai solo la voglia di vedere tuo figlio. 

TEMPO AL TEMPO


Stamattina ho fatto una seduta di agopuntura. Chi la conosce sa che, una volta posizionati gli aghi in punti specifici, bisogna attendere un tempo variabile, nel mio caso, mezz'ora. Ora, avendo aghi nella nuca, lungo un braccio, una gamba, mani e piedi, è poco dire che avevo una mobilità molto ridotta. In sostanza dovevo starmene immobile sdraiata sul lettino. Avevo una sensazione di fastidio, sostanzialmente perché non sapevo come gestire tutto quel tempo a mia disposizione. In veste di mamma pensavo che sarei dovuta andare a far la spesa, ritirare la figlia da scuola, pensavo al pranzo, ai lavori da fare a casa. A far coincidere gli orari di tutti. Più pensavo meno il tempo passava. È evidente che non sono abituata ad avere tutto questo tempo per me. Mi svenute in mente tutte quelle mamme che una volta che hanno ritarato i propri ritmi sui bisogni dei bambini (per istinto di sopravvivenza), poi faticano a recuperare un proprio tempo. A volte si convincono anche di non averne il diritto e si sentono in colpa se lo desiderano, lo chiedono o quando se lo prendono. Ma come quando si passa dalla luce all'oscurità, piano piano ci si abitua al buio, e si iniziano a vedere le cose in modo diverso. Così ho provato a chiudere gli occhi, ad ascoltare la musica e a rilassarmi. Ho scoperto che quella musica mi piaceva molto e che se seguivo i suoni arrivavano anche delle immagini. Persa in quel mondo, il tempo è volato. Terminata la seduta, sono corsa a prendere la bimba a scuola....

giovedì 6 settembre 2012

Ce la posso fare...lavoro al blog quando i bimbi vanno a nanna. Ci lavorerò quando entrambi andranno a scuola perché è così che succede: se sono al telefono o al pc, divento ricercatissima! smettono di giocare e mi chiamano in continuazione. E hanno ragione no?

mercoledì 5 settembre 2012

OGGI È INIZIATO L'ASILO!!!

L'ANNO SCORSO SCRIVEVO...

L'INSERIMENTO


Inseriamo i dati nel pc. Inseriamo la sim nel cell. Inseriamo i figli al nido o alla scuola materna. Tuttavia, inserire le pile nel rispettivo loco è molto semplice: il + con il + e il – con il - . Le testimonianze di intrepide mamme dimostrano invece che con i figli non è così: non sempre il figlio corrisponde esattamente all'asilo e viceversa. Quindi bisogna girarlo a testa in giù, ribaltarlo, scuoterlo, spingerlo con la forza per vedere se alla fine il pezzo del puzzle corrisponde. La storia di Cenerentola disneyana con cui noi mamme trentenni siamo cresciute, ci insegna però che per diventare principesse la scarpina deve calzare a pennello, e non serve a nulla tagliare le dita dei piedi. Ed eccoci quindi pronti: il piccolo con il suo zainetto, ma anche noi con il nostro fardello pieno di ansie e timori nel separarci dal nostro cucciolo per lasciarlo andare ad esplorare la foresta sotto la guida vigile di una si auspica brava (ma, detto tra noi, mai brava quanto la mamma intendiamoci) e attenta maestra. Quella giovane è carina, ma senza esperienza. Quella con esperienza la fa troppo facile. Quell'altra è troppo materna e sbaciucchia i bimbi. Quell'altra ancora, per carità, troppo fredda.. ma niente, bisogna rassegnarsi.
L'inserimento può essere lungo-medio-corto. Su misura sicuramente no. Il nostro di solito è lungo, anche perchè nel nostro piccolo Comune la mensa scolastica riprende molto dopo che i bimbi hanno iniziato, forse la Sig.ra Mensa sarà ancora in ferie.. Grazie poi ai tagli alla scuola, noi genitori, almeno nel nostro caso (scuola materna statale), siamo chiamati a contribuire portando, oltre al figlio, anche una serie di materiale di rifornimento per tutta la struttura. Vedi lista: 1 scatola di pennarelli a punta grossa, 1 risma di fogli bianchi, 2 tubi grandi di colla stick, 1 confezione fazzoletti di carta, 1 confezione di salviettine umidificate. La cosa più difficile da trovare sono state certamente le forbicine di metallo a punta arrotondata, che noi tutte da piccole avevamo (insieme alla Coccoina), cioè all'incirca trentasette anni fa, quindi ormai vintage. La sottoscritta, ligia al dovere, se le è procurate sottraendole furtivamente dal cestino da cucito della nonna (quelli che si aprono a fisarmonica e che non si riescono mai a richiudere..).
Noi ci arrangiamo come si può certo, ma questo ha un effetto collaterale perchè più i genitori e gli insegnanti si ingegnano più sembra che la scuola pubblica funzioni sempre e comunque nonostante i tagli!
Ma torniamo ai nostri cuccioli, anzi, ai miei. Lunedì 12 settembre si ricomincia! Quest'anno siamo nei Grandi...che però sono anche Topolini...credo, o Cagnolini? Ma forse i Cagnolini sono i piccoli dei Topolini...mah...comunque...Il mio grandone non ha mai avuto difficoltà ad inserirsi, ma nei rari momenti di difficoltà abbiamo elaborato strabilianti strategie: n.1 lo riempivo letteralmente di baci. Lui fingeva di essere una bottiglia vuota, quindi alla mattina dovevo baciarlo su un occhio per riempirlo. Con la mano segnavo il livello dei baci che saliva dai piedi fino alla testa. La più difficile da riempire era proprio quella: dovevo piegarla e mandare dentro i baci con una certa forza prima di mettere il tappo. Così pieno, poteva star tranquillo fino alle 16.
n. 2 disegnavo e ritagliavo un cuore di carta sul quale lui voleva che scrivessi “Mamma Laura ti voglio tanto bene”. Poi con lo scotch lo applicavamo nell'interno della maglietta. Le maestre mi riferivano che se lo guardava nei momenti di nostalgia.
Ora si riprende la maratona, e siccome la Gelmini ha deciso che i piccoli devono iniziare ai tre anni compiuti, penso che chiamerò lei per spiegare alla mia piccola come mai tutti iniziano lunedì mentre lei e un'altra bimba (in 2, ripeto, solo in 2!!!) inizieranno a gennaio...