lunedì 30 dicembre 2013

I NOSTRI GRANDI PICCOLI

È faticoso frequentare i bambini, avete ragione. 

Perché bisogna mettersi al loro livello. Abbassarsi.. inclinarsi.. curvarsi.. farsi piccoli? Ora avete torto. Non è questo che più stanca. 

È piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all’ altezza dei loro sentimenti. Tirarsi.. allungarsi.. alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli.. 

(J. Korczak)


E dopo tanta poesia mi imbatto in una discussione su FB e scopro che c'è chi ancora pensa che parlare e spiegare le cose ai bambini di 3 - 4 - 5 - 6 - anni sia inutile e che "Serve solo al genitore per tranquillizzarsi (utile, per carità) e a qualche autore new age a vendere più libri".

Ringrazio questa persona perché è una delle poche che con la sua disarmante semplicità mi ha scosso, cosa che succede raramente e, probabilmente suo malgrado, mi ha fatto venire voglia di scriverci un post. Non ci guadagno nulla in termini economici, ma forse ci guadagna in visibilità il suo pensiero. Lo voglio quindi divulgare in modo che i miei lettori possano aumentare di numero e godere di queste pillole di saggio senso comune.
Io purtroppo non riesco a beneficiarne, spero ci riusciate voi. Le mie idee non si modificano dinnanzi a tali affermazioni. Quindi rimango convinta che i bambini non abbiano emozioni o idee giuste o sbagliate, ma solo emozioni e punti di vista legittimi. Ho sempre pensato, e da quando i miei figli sono nati, la convinzione si è rafforzata, che gli adulti non abbiano il compito di "correggere" ciò che di sbagliato vedono nei figli, ma di accompagnarli a comprendere le loro emozioni e il mondo circostante, fornire loro gli strumenti per leggere la realtà.
Mi sono sorpresa ad ascoltare i loro racconti, sono rimasta affascinata dinnanzi ai loro disegni, a bocca aperta a sentire le loro domande così semplici e così profonde. Ho sempre pensato che non si possa comunicare con i bimbi con lo stesso linguaggio con cui si parlano tra loro i grandi, ma sono convinta che come i grandi siano in grado di comprendere aspetti e sfumature delle situazioni e delle relazioni, probabilmente in modo molto più profondo ed intenso.
I bambini imparano a fare domande se hanno a fianco adulti che li ascoltano e danno loro risposte. I figli ci chiedono coerenza, non di essere infallibili e a volte bisogna chiedere loro scusa e ammettere gli errori.
Le azioni, i gesti e le parole che danno loro una cornice di senso, rappresentano per i bimbi una mappa per orientarsi. 
Come genitore non mi tranquillizzo nello spiegare le cose ai miei figli, ma mi tranquillizzano i toni emotivi che cambiano, si abbassano, tornano armonici, dopo che ho detto loro "hai ragione ad essere arrabbiato, ma puoi fare un'altra cosa quando senti che arriva la rabbia al posto di alzare le mani o tirare calci".
Non è sempre facile, non sempre ci riesco, ma questo è il mio obiettivo. E a 3-4-5-6 anni, mi godo tutto, o quasi, il loro mondo interiore in una fase unica della loro crescita, che cambierà e so già che mi mancherà.
Vi auguro BUON ANNO. 





martedì 10 dicembre 2013

Cara Mamma...

Ma quante volte sento le donne dire "ai miei tempi non si poteva parlare così liberamente di sessualità", "se mia mamma me ne avesse parlato..."
Siamo davvero così sicure di aver vissuto nel Medioevo??
Com'è che le donne della mia generazione dicono delle loro mamme le stesse identiche cose di quello che dicevano le loro nonne???
A questo punto mi sorge un dubbio: che in realtà le cose non sono affatto cambiate, o meglio, che sia solo cambiata la forma, ma non il senso ed il contenuto. E sapete perché? Perché ogni donna, che sia diventata tale negli anni '60 o negli anni '90, ha dentro di sé tante di quelle lacune, tanti di quei dubbi e di quei timori che ostacolano il sereno fluire della sessualità e della femminilità anche solo nel modo di parlare e si tratta di falle che non si possono colmare con l'informazione. 
Forse oggi ci sono mamme più preparate, che sanno di dover parlare di sesso alle loro figlie, che così si deve fare per essere genitori aperti e previdenti, ma poi abbiamo figlie che commettono gli stessi errori e che hanno le stesse paure. 
Le vere radici del cambiamento hanno radici più profonde. Stanno nel modo in cui accudiamo, rispettiamo, amiamo le nostre figlie. Stanno nel dare il giusto nome a tutte le cose, senza tacere o attribuire nomignoli o vezzeggiativi a ciò che ci mette in imbarazzo. Stanno nel modo in cui noi per prime abbiamo imparato ad amare i sapori, le forme e gli odori del nostro corpo. Stanno nella consapevolezza di essere diverse. 
Non stanno nel passare informazioni dettagliate alle nostre figlie su cose che magari noi stesse non conosciamo bene, ma stanno nel trasmettere un sana curiosità verso tutto ciò che ci riguarda, insegnando alle nostre giovani donne a non smettere mai di esplorare e viaggiare nel mondo delle sensazioni e delle percezioni del loro corpo, ma anche di sapersi fermare quando sentono il disagio e il fastidio.
Stanno nel dire di no noi per prime a chi pretende di salutare le nostre bimbe con un bacio non gradito, affinché esse imparino a loro volta a dire NO.