martedì 13 gennaio 2015

La Pancia di Maria

Al termine del 2014 si sono accavallati e connessi nella mia testa due eventi: Freedom for Birth Rome Action Group chiede il riconoscimento culturale, sociale e normativo della VIOLENZA OSTETRICA e il Natale.
Più volte mi sono espressa su questo tema che rimane perlopù inascoltato. eppure si parla di diritti umani. 
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Si parla di diritti delle donne certamente, ma anche di un diritto intrinseco ad una nascita senza violenza dei bambini. 
Si tratta, in fondo, di decidere su quali basi impostare la nostra società e le relazioni umane: una società che accoglie i suoi nuovi membri attraverso la negazione di base del rispetto della persona e del suo corpo che tipo di società può diventare?
E mentre gruppi di ostetriche e di donne si battono per i propri diritti, per me il punto fondamentale e direttamente correlato con questi propositi è educare i figli ad una consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità.
Ho recentemente letto insieme a mia figlia un bellissimo libro di  Roberto Piumini, illustrato da Cecco Mariniello, La Pancia di Maria
La storia è tanto semplice quanto profonda e suggestiva, o almeno così io l'ho vissuta e raccontata. Si tratta di un episodio immaginario accaduto a Giuseppe e Maria durante loro viaggio verso Betlemme: a causa di una tempesta in arrivo chiedono ospitalità al proprietario di una grande casa. Il signore chiede in cambio il bambino in arrivo. Seppur spiazzati dalla richesta, la coppia si ferma per la notte con l'intenzione di ripartire la mattina seguente. Ma il padrone di casa non consente loro di andarsene così tutti attendono impazienti l'imminente nascita del bambino, l'uno per appropriarsene, gli altri con la terribile sensazione di non avere una via di scampo.
Eppure ancora una volta il bambino si mostra più competente e semplicemente decide di aspettare il momento buono. Quello evidentemente non lo è, perchè nessuno di loro è al sicuro, né il padre, né la madre e nemmeno l'asina. In un luogo in cui regna il sopruso e la squalifica, non si può nascere è ovvio. 
Riletto alla luce del tema del rispetto della nascita, mi vengono in mente tutti quei racconti delle ostetriche che parlano di travagli che si bloccano o donne che sembrano trattenere i loro bambini, salvo poi incorrere in interventi di emergenza.
Che cosa sarebbe successo se Gesù fosse stato sottratto al destino che tutti conosciamo? La domanda può però essere posta anche in una altro modo: cosa accade se ci intromettiamo e disturbiamo il suo naturale affacciarsi al mondo?
Come tutte le storie ognuno è libero di interpretarle secondo il proprio modo e i significati che intende trasmettere. Al di là però di questa mia attenzione al tema della nascita, quello che conta, sempre, è che ai bambini vengano raccontate delle buone storie. Non delle belle storie, perchè di belle ce ne sono tante, ma di buone, nell'accezione di utili, propense al bene altrui.

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